Partire in vacanza con i bambini è una sfida. Ha i suoi lati positivi anche se impegna molto di più rispetto a un viaggio di coppia o da single. Perché senza nessuna vergogna so che organizzare una vacanza con i bambini può essere davvero stressante. Bisogna pensare alla lista delle cose da portare in viaggio, all’abbigliamento da mettere in valigia, a quello che serve portare per non far annoiare i figli fuori casa. Può essere stressante sì ma anche un momento di crescita per tutta la famiglia. In questi tre anni da mamma ho capito che i bambini in vacanza crescono un sacco. Tutte le volte che Francesco ha viaggiato è tornato a casa con un bagaglio di conoscenza che l’ha reso più grande. I piccoli traguardi quando a due anni siamo andati a Firenze, imparare a parlare in maniera fluida la scorsa estate o tutti i momenti di crescita dal suo primo viaggio a 4 mesi per tornare in Sardegna.
Parole di mamma
Della Sardegna e dei giorni al mare in gravidanza all’8 mese ricorderò la frase rito di Francesco:
Ehi, bambino, giochiamo insieme?
La sua voglia di stare negli ombrelloni degli altri a condividere giochi e divertimenti. Il suo desiderio matto di fare ogni giorno qualcosa di diverso, di non annoiarsi mai. In quei giorni al mare, io col pancione seduta a osservarlo, Francesco è cresciuto molto ed è anche per questo che mi piace fargli fare cose diverse, portarlo con noi in ogni luogo in cui andiamo.
Fra poco arriva il mio secondo figlio, anche lui maschietto, ma non mi sento una mamma di maschi. Sono una mamma che desiderava tanto una femminuccia e non se ne vergogna di ammetterlo. Che ancora oggi entra nei negozi e guarda vestiti per bambine ma senza amare il celeste e il rosa. Ho sempre preferito i colori, tutti i colori, soprattutto quelli che non si usano di solito per i bimbi.
Un po’ fuori dalle righe in tanti contesti, amo i miei figli a prescindere dal sesso, vedo i maschietti non in base a uno stereotipo ma per quello che sono dalla nascita, per il loro carattere. Francesco coccolone e bacione a ogni secondo, monello da impegnarti 12 ore no stop, furbo, creativo, osservatore e curioso. Non so come sarà il carattere del secondo bambino che arriverà a settembre ma so che a prescindere dal fatto che non sia la femminuccia che desideravo, sarà riempito di tanto amore.
Sono stata fortunata: a Francesco piace giocare con tutto. Ogni gioco acquistato o regalato l’ha usato per tempo e ancora oggi si diverte con quei giocattoli ricevuti quando aveva 6 mesi.
Ha imparato a trattarli bene, a prendersi cura di loro e a metterli ognuno in una posizione della casa. Come ogni bambino, però, anche lui ha i suoi giochi preferiti, ossia ogni oggetto che si muove e ha le ruote. Trenini, macchine di ogni tipo, mezzi di trasporto leggeri e pesanti. In casa abbiamo la gru, l’auto cisterna, il camion dei pompieri, l’escavatore, garage e parcheggi e ogni diavoleria del cartone Cars, di cui lui è un grande fan.
Quel giorno sapevo che sarebbe nato. Me lo ripetevano da un mese ma la frase della ginecologa non la potrò mai dimenticare.
Non si allontani da Siracusa e ritorni per ogni dolore.
Avevo capito che era arrivato il momento, perché anche se da un mese mi parlavano di una nascita pre termine, questa volta c’era stata più chiarezza. Avrei partorito quel giorno o al massimo l’indomani ed ero pronta. Sono tornata a casa anziché restare nei paraggi. Mi sono rinfrescata e riposata e ho ascoltato in silenzio le paranoie di mia madre e mio marito che volevano ritornare in ospedale per ogni dolorino.
Mi sono fatta accompagnare in un negozio per farmi un regalo di buon augurio e ho aspettato. Alle 21:30 ho rotto le acque e dopo poco è nato Francesco.
Amo le mamme che non hanno paura e mostrano le debolezze. Che si commuovono per un successo del figlio senza pensare di essere stupide o troppo smielate. Che non si vergognano di dire alla gente quando sono stanche, nervose, affaticate anche se non hanno fatto granché.
Che vivono ogni giornata prendendo quello che ha di buono da dare ma anche tutta la sporcizia, l’ansia e le bruttezze a cui siamo abituate a conoscere nella società in cui viviamo. Che non temono il confronto con una mamma sempre sorridente. Che quel sorriso non hanno voglia di tenerlo stampato sempre in faccia.