Oggi nella giornata dell’amore, ho voglia di ricordare la prima volta che una mamma sente il cuore di suo figlio. Quel cuore che batte all’impazzata, che si sente da un apparecchio incomprensibile, guardato con occhi confusi ed eccitati insieme. Il cuore di tuo figlio, che da mamma senti la prima volta, ti fa dimenticare ogni paura, qualsiasi ansia accumulata nei giorni prima del controllo.
Eleonora Usai
San Valentino si avvicina e così anche la voglia di trascorrere la giornata in maniera diversa dal solito. Non ho mai chiesto di fare qualcosa di particolare e per natura amo i gesti semplici senza manie di grandezza ma alle feste ci tengo, anche se sono mamma.
Ci tengo perché prima di essere mamma sono donna, mi sento giovane e ho sempre il sorriso che accompagna le mie giornate.
Non è semplice rispondere a questa domanda ma la mia natura ottimista, ti direbbe che sì, si può lavorare in gravidanza. Lo si fa in maniera diversa, più lenta e con accortezza, senza strapazzare mente e corpo, ma lo si fa.
Non temo di scriverlo ma sono contraria a chi in gravidanza si sente “malata” come se avesse un deficit o un problema per fare tutto, chi ha bisogno di sua madre per cucinare o si trasferisce addirittura dai genitori perché non si sente di fare nulla.
Gennaio è volato tenendo la mano stretta alla famiglia. Le dita si sono incrociate, grandi, piccole e piccolissime, quelle della piccola di casa, la mia nipotina Martina di appena quattro mesi.
Stringerci così forte mi ha fatto mettere in primo piano l’amore di famiglia e in pausa la scrittura sul blog per tutto gennaio. Di cose da dire ce ne sarebbero state tante ma avevo bisogno di prendermi tutto l’affetto di Sardegna, certa che non sarei tornata presto.
Questo è il primo anno in cui Francesco ha vissuto il natale acchiappando tutta la magia della casa. Nel 2015 aveva solo sei mesi e non capiva molto della vita dei grandi. L’anno scorso di mesi ne aveva diciotto ma l’albero di natale non gli aveva fatto effetto e sembrava indifferente anche ai piccoli regali che ha trovato la mattina del 25 dicembre. Noi gli abbiamo regalato un computerino parlante adatto per quell’età che usa tutt’ora. Sempre l’anno scorso, ha incontrato babbo natale in ritardo, il 29 dicembre in Sardegna. Ha sorriso in braccio a zio Giuseppe, felice e spaventato.
Ho tanti ricordi di natale di quando ero bambina. Ho vissuto questa festa in simbiosi con mio fratello di due anni più grande di me e quando avevo sei anni è arrivata in casa mia sorella e poi l’ultimo della famiglia, mio fratello Marco, il nostro era un natale a sei. Da piccoli, tutti e quattro abbiamo vissuto il momento di scartare i regali sotto l’albero come se fosse un premio, l’urlare ad alta voce un “guarda come sono stato bravo.” Perché in famiglia per quanto molto amati, siamo stati educati che potevamo fare sempre meglio, sì eravamo bravi ma potevamo dare di più.