Quando io e te siamo soli ho meno tempo e più tempo.
Meno tempo per lavorare, pulire, sistemare.
Più tempo per guardarti, viverti dentro una bolla di sapone che è solo nostra.
Eleonora Usai
Ieri abbiamo fatto l’albero di natale e Francesco non ci ha degnato di uno sguardo. Abbiamo tentato di coinvolgerlo, gli abbiamo dato una pallina in mano per appenderla sull’albero, ma niente. Eppure mi aspettavo scalpitii di piedi, palline lanciate per aria, luci sparse per la casa.
Niente di niente.
In questo periodo ho poco tempo per te. I giorni stanno diventando mesi, le settimane stanno diventando troppo faticose e fanno passare il tempo a una velocità spaventosa.
La mia natura malinconica, che puntualmente mi ricorda di riflettere su come sta andando il mio percorso, mi fa pagare le conseguenze di un tempo che non è più mio, un tempo che non fa più parte di me e te.
Premetto subito una cosa. Ho allattato Francesco da quando è nato. Ha conosciuto il mio latte dopo le prime ore di vita e fino ai 13 mesi e mezzo. Poi ho smesso, da un momento all’altro. Due giorni di fila si è addormentato senza la sua ninnananna preferita e il terzo giorno ho provato a non dargli il seno. Non ne ha sentito la mancanza e il nostro allattamento si è concluso così: io malinconica e con tanto senso di colpa, lui indifferente e sereno.
Attendo il momento di fare delle chiacchierate con te, in cui ai miei lunghi monologhi posso ricevere risposte e non solo sguardi.
Oggi penso a che cosa potrei dirti se potessi capire veramente il mio linguaggio. Perché so bene che gli stimoli, i rimproveri e ogni mia parola di mamma arrivano diretti alla tua testolina furba, ma oggi vorrei parlarti come se fossi più grande, come se io e tu potessimo guardarci negli occhi e potessi condividere con te le mie emozioni.