Chi mi conosce di persona, ma anche chi ha seguito questo blog negli ultimi mesi, sa che ho vissuto la gravidanza con molta serenità. Ho colto sempre ogni momento come una nuova scoperta, non mi sono mai preoccupata del momento del parto e fatto tesoro di questa esperienza meravigliosa sapendo che poi mi sarebbe mancata la pancia.
Arrivata al terzo trimestre ho atteso con trepidazione il nono mese e sperato di viverlo con gioia, ma arrivata alla fine della 36 settimana i dottori mi hanno dato la notizia che potevo partorire da un giorno all’altro e così ho trascorso l’ultimo periodo della gravidanza tra viaggi in pronto soccorso e inutili ansie.
Un invecchiamento della placenta e qualche sbalzo di pressione hanno voluto che fossi monitorata spesso e così le ultime settimane sono state un via vai di tracciati e visite ginecologiche continue, di ecografie per monitorare la crescita del pupo, di file interminabili all’ospedale. Non hanno accettato un ricovero e, anche se oggi che il parto è andato bene sono contenta, quei giorni mi hanno fatto accumulare un po’di stanchezza.
Viaggi, caldo e camminate hanno fatto il resto.
Poi è arrivata una delle tante visite e una ginecologa mi ha fatto capire che il parto era imminente.
Signora complimenti per il suo utero. Lei è di Siracusa?
No, perché?
Ha mangiato?
No, sono a digiuno da stamattina.
Ecco, vada a mangiare qualcosa e non si allontani da Siracusa. Se i dolori aumentano venga subito qui in ospedale.
Dopo i tanti falsi allarmi non avevo creduto molto a queste parole, anche se perdite e dolorini continui mi avevano fatto capire che il parto si stava avvicinando.
E così, senza dare retta alla ginecologa, me ne sono tornata a casa (almeno potevo rilassarmi e non stare in giro a non far nulla) e dopo qualche ora di relax sono uscita con mia madre per comprarmi un bracciale come simbolo dell’evento. Dentro di me sapevo che non mancava molto. Mia madre era arrivata, ormai potevo partorire in qualsiasi momento.
La serata si è conclusa con i soliti dolori ma non sono andata al pronto soccorso e ora più che mai credo di aver fatto bene. Poi è arrivato il 4 giugno, il mio giorno speciale. Ho trascorso tutta la giornata con le contrazioni sempre più vicine, non intense come quelle del travaglio, ma comunque fastidiose. Dopo ore interminabili è arrivata la cena e pur sapendo che era sbagliato ho voluto mangiare il pizzolo, quasi a “festeggiare” il momento.
I dolori sono aumentati ma non volevo andare all’ospedale, pensavo fosse inutile perché l’indomani avevo l’appuntamento per il tracciato e perché i tanti viaggi dei giorni precedenti mi avevano stancato molto. Avevo paura di essere rispedita a casa con l’accusa che il travaglio non era ancora iniziato.
Forse ci siamo: il momento del parto è arrivato!
Poi … alle 21:30 ho rotto le acque. Mentre monitoravo la durata delle contrazioni ho sentito una stranissima sensazione, come un palloncino scoppiare dentro di me. Sono andata in bagno e ho capito. Finalmente potevo arrivare in ospedale e non essere rimandata a casa, finalmente iniziava la mia avventura.
Quei momenti sono stati bellissimi: io ridevo per l’emozione, mio marito mi intimava di sbrigarmi perché voleva correre in ospedale, mia mamma fingeva di essere tranquilla ma era agitatissima.
Siamo arrivati all’ospedale (e nel frattempo in auto ho chiamato e avvisato i miei cari lontani) e mi hanno ricoverato.
Sono stata accolta con un caloroso “ecco la nostra sarda” e una gentilezza che mi ha dato molta serenità. La visita ha decretato che avevo 1 cm di dilatazione e per questo mi hanno annunciato che avrei trascorso la notte in ospedale e che riposarmi sarebbe stato importante perché l’indomani mattina avrei trascorso delle ore faticose.
Ammetto che sentire che avevo solo 1 cm di dilatazione mi ha scoraggiato, ancora di più sentirmi dire che avrei dovuto trascorrere tutta la notte in ospedale. Secondo le loro previsioni mio marito e gli altri potevano tornarsene a casa, perché sarebbe stato inutile restare in ospedale. Per fortuna i miei sono rimasti e non hanno ascoltato il consiglio del personale medico.
Appena arrivata nella mia stanza, infatti, ho fatto in tempo a mettere la camicia da parto che mi sono subito sentita male. Ho rimesso due volte (accipicchia al pizzolo) e i dolori sono aumentati così tanto che per la prima volta in nove mesi avevo l’umore a terra. È trascorso pochissimo tempo e sono ritornata al gruppo parto per chiedere un controllo. Lo stupore dell’ostetrica è un ricordo indelebile: avevo 4 cm di dilatazione in meno di un’ora e così mi hanno tenuto sotto controllo nella sala travaglio per farmi partorire. Tra dolori lancinanti, richieste di supporto e incredulità del personale che continuava a ripetermi quanto fossi fortunata a dilatare così velocemente, mi sono ritrovata ai tanto osannati 10 cm e a sentire che chiamavano mio marito per farlo assistere al parto.
Ero cosciente e contenuta e sentirmi dire più volte che ero una donna molto dignitosa mi ha fatto quasi commuovere. Il dolore l’ho trattenuto e nascosto, tenuto per me con gelosia e sopportato come solo una donna che deve partorire può fare. Ricevere tanti complimenti per il mio comportamento è stato terapeutico ma ammetto che ero comunque delusa da me stessa. Mi aspettavo di reggere meglio, di vivere quel momento con più serenità. Mi immaginavo di ricordare la respirazione e il metodo per spingere correttamente e la mia testa in quel momento si impegnava per esercitare i consigli del corso pre parto. Non sono riuscita a farlo bene, in quel momento ho scordato ogni cosa ed era come se fossi ignara di tutta la preparazione dei mesi precedenti. Mi sono aiutata come ho potuto, ho sperimentato e agito in base alla natura e ascoltato più che potevo quello che diceva l’ostetrica che mi seguiva. Molte volte non la capivo, altre volte sono riuscita a mettere in pratica i suoi consigli.
Non posso dimenticare il momento in cui mi sono dovuta alzare per andare in sala parto: la mia lucidità inteneriva il personale (e li sconcertava) e io non vedevo l’ora di vedere il mio bambino. È stata una lotta con me stessa e il pericolo di un cesareo d’urgenza. Ero terrorizzata al pensiero che se non avessi spinto bene potevo far partire un intervento della ginecologa, che vedevo pronta e a attenta. E così quando ho sentito l’ostetrica che a voce più bassa ha riferito alla dottoressa che con la mia ultima spinta la testa di Francesco era ritornata un po’ indietro, e quando lei dopo pochi secondi mi ha guardato e mi ha detto “Spingevi meglio prima” è scattato qualcosa dentro di me. Era una sfida che non potevo rifiutare. E vederla quasi arrabbiata mi ha dato talmente tanto fastidio, mi ha provocato così tanta rabbia che ho pensato “adesso ti faccio vedere io se spingevo meglio prima”.
Ho spinto e ho visto loro felici.
Poi hanno chiamato mio marito e mi hanno fatto “riposare”.
Quando mi hanno spiegato di spingere nuovamente ho sentito la sua testa uscire fuori dal mio corpo e dopo pochi secondi un profondo senso di liberazione impossibile da descrivere.
Il resto è un susseguirsi di emozioni contrastanti. Il pianto spaventato di Francesco e l’emozione di mio marito mi hanno travolto. Me l’hanno poggiato sopra, fatto accarezzare e ho scaricato tutta la tensione delle ore passate a soffrire con un pianto di felicità e amore.
È stato brevissimo ma talmente intenso che credo non lo dimenticherò mai.
È stato uno dei momenti più belli della mia vita e ora che sono passati già cinquanta giorni rimpiango che sia durato così poco, che quell’istante sia svanito con troppa fretta.
Credo non dimenticherò mai il momento in cui sono diventata madre, perchè si, è proprio vero: il parto è un’emozione indimenticabile!
10 Comments
Stupendo…proprio due gg fa ho rivissuto l’emozione del parto…certo dal mio punto di vista. Con il post “nel blu dipinto di blu”…coincidenza! Bellissima anche la foto…si percepisce la stanchezza ma soprattutto tanta gioia! Bello!!!
Ps e la mia picicna aveva lo stesso orsacchiotto!!! È di quelli che devi strofinare sulla mamma per far sentire l’odore della mamma al piccino mentre dorme??? Che emozioniiii
Dai… Che mi fai piangere… 😭
Il tuo post è spettacolare: mentre leggevo individuavo i commenti che avrei voluto farli, ma sono davvero tanti che non voglio annoiarti.. Una sola cosa: hai perfettamente ragione, il parto è un’emozione indimenticabile.
Ah, e complimenti per il tuo parto 😉
Il tuo post mi ha fatto rivivere l’emozioni del mio parto, il 9 giugno, che stato lunghissimo è ho fatto tanta fatica ma che ne valeva la pena 🙂 Congratulazioni!
Che emozione…leggere le tue parole mi fa venire la pelle d’oca….e soprattutto mi fa emozionare al pensiero che tra qualche mese passerò più o meno le stesse sensazioni!!!
Impossibile non ripercorrere le tue emozioni senza provare un’email assoluta, che solo le mamme possono sentire…bravissima per la serenità, sono convinta che incida molto per arrivare bene al parto e viverlo al meglio! Bacetti al cucciolo!
[…] con uno splendido racconto parto di Sono Una Mamma. Nel leggerlo ho rivissuto tante emozioni condivise e ho ammirato la sua serenità, è stato un […]
p.s. sei nella mia top settimanale 😀 http://theswingingmom.com/top-of-the-post-27-07-2015/
Ciao, sei tra le mie nomination per il Liebster Award! 🙂
Ciao cara, ti ho nominata per un tag https://momfrancesca.wordpress.com/2015/08/14/i-wish-il-tag-dei-desideri/
Spero ti faccia piacere. 🙂 A presto.