I primi mesi di gravidanza non pensavo al corso preparto. Sapevo di averlo già fatto tre anni fa, sapevo che non lo organizzavano più nel paese in cui vivo e nel caso dovevo viaggiare.
Con il passare dei giorni mi sono chiesta perché avrei dovuto frequentarlo per la seconda volta, che cosa avrei potuto imparare. Mi sembrava un impegno in più, da sommarsi a tutte le cose da fare. Un lavoro da gestire con la pancia e un bambino in piena fase capricci, clienti che vogliono sempre le consegne per ieri. Frequentare il corso intensivo di copywriting pubblicitario che sto seguendo da marzo. E cucinare, stirare i panni in casa che da qualche mese si sono magicamente triplicati, pulire, giocare con Francesco e ascoltare tutte le sue richieste.
Il corso preparto: quando farlo e perché?
Sarebbe stato un impegno in più, non potevo farlo. Indovina? Mi sono iscritta dopo essere stata informata da un’amica, ci ho pensato poco e ho creduto di farcela anche stavolta. Tutti i pensieri dei mesi prima sono svaniti nel momento in cui ho saputo che organizzavano un corso preparto in ospedale a Siracusa, nel reparto in cui avrei partorito, con le ostetriche del reparto di ginecologia. Mi sono detta: perché no? Questa volta sarà diverso. Niente training autogeno e rilassamento per pance, tanti argomenti nuovi e la possibilità di entrare in contatto con la struttura che mi avrebbe ospitato a settembre.
Avevo ragione, il corso preparto all’ospedale è tutta un’altra cosa. È iniziato la scorsa settimana ed è stato un successo. Mi strapiace, forse più della prima volta, perché mi ha permesso di cancellare quelle sicurezza da mamma bis in cui pensavo di non restare intrappolata e su cui invece sono caduta. Non è vero che solo perché hai partorito sai già come affrontare il travaglio e le contrazioni. Non è vero che il corso preparto serve solo a chi è inconsapevole.
Il corso preparto in ospedale serve a tutte le mamme. Per entrare in sintonia con altre pance in quel periodo, ascoltare nuove esperienze, avere più informazioni dalle ostetriche. Parlare un linguaggio nuovo, sentire meglio la seconda gravidanza.
L’ho capito dal primo incontro, da quando l’ostetrica ha illustrato gli argomenti, ha accennato al momento del parto e all’allattamento al seno. Ho capito che sentire quelle informazioni era importante – ancora utile – perché tutto quello che si ripete lo si vive con una nuova luce. Si assapora la bellezza di una seconda esperienza, si spazzano via le certezze e soprattutto – e questo vale per me – si inizia a entrare nell’ottica che fra poco dovrò partorire di nuovo.
Pensare ancora al passato senza vedere il presente
Solo nel primo giorno del corso preparto ho iniziato a metabolizzare che il tempo sta scorrendo velocemente. Siamo arrivati a fine luglio e ho iniziato il settimo mese, l’estate volerà tra caldo e giorni frenetici e mi ritroverò a settembre in un baleno.
Ho bisogno di ricordare che cosa significa respirare per sopportare la contrazione, di entrare in sala travaglio per ritornare indietro a tre anni fa. Ho bisogno di leggere negli occhi delle altre mamme la paura e l’ansia per farmi forza e ricordare a me stessa quanto io abbia la fortuna di non sentire queste sensazioni. E ho bisogno di non restare intrappolata nel passato, di non parlare continuamente solo di Francesco e della sua nascita perché ora dentro ho una nuova vita.
Ho bisogno anche di chiacchiere con altre mamme, non solo con mio marito. Di ascoltare cosa provano, cosa hanno comprato, come vivono loro la gravidanza.
È tutto molto bello, anche i viaggi condivisi con una mamma che posso conoscere meglio, con cui mi sento molto in sintonia. È bello perché scendo dalla mia nuvola e accarezzo la realtà che sa di pancia, ciucci e tutine da comprare. È bello perché il corso preparto in ospedale a Siracusa è organizzato con teoria e pratica e già nel secondo incontro abbiamo iniziato gli esercizi di preparazione al parto per il perineo. Fare gli esercizi con l’ostetrica che ha fatto nascere Francesco è stata l’emozione più bella. Dovevo restare concentrata ma la sua voce – quella voce – mi entrava nella mente e mi riportava indietro nel tempo a quando ero sola in sala travaglio e mio figlio stava per nascere. Sono stata fortunata. Con le tante ostetriche dell’ospedale ho incontrato subito lei, un po’ cambiata, preparata e sicura di sé, padrona della situazione. Io mi sono sentita meno spaurita ma con un’emozione forte che coccolo ancora ora, perché queste emozioni non si possono proprio dimenticare. Non le voglio dimenticare.
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