Mamma, mamma, guarda, c’è una nuvola grigia: è il coronavirus!
Francesco parla del coronavirus senza sapere bene di che cosa si tratti. Estrapola pensieri, voci ed emozioni che sente al TG o dai nostri discorsi ed è anche per questo che dopo lo shock iniziale, da qualche giorno abbiamo iniziato a parlarne meno.Si è ritrovato da un momento all’altro chiuso in casa, in un 5 marzo che forse ha già dimenticato ma che io sento dentro nel cuore.
Che cosa è successo? Mercoledì è andato a scuola come un qualsiasi giorno della settimana. Ha colorato il disegno per la festa del papà, ha recitato una poesia da imparare sempre meglio, ha giocato con i suoi compagni di classe e poi si è preparato per andare alla lezione di danza.
Non potevo dirgli che immaginavo fosse l’ultima lezione ma in verità avevo capito che avrebbero chiuso le scuole di tutta Italia. Lo dicevano da giorni le fonti non ufficiali, c’era nell’aria qualcosa di strano. Hanno sospeso lo spettacolo teatrale a scuola e le notizie in TV erano sempre più spaventose.
Pur vivendo in Sicilia, già dai primi di febbraio abbiamo seguito tutte le notizie sul covid19. Abbiamo ascoltato i virologi e gli esperti che ne parlavano già prima di carnevale. Abbiamo seguito gli approfondimenti su SkyTg24. Non siamo persone ansiose, abbiamo un grande equilibrio interiore ma avevamo capito che stava arrivando il pericolo e giorno dopo giorno ci siamo preparati a vivere quello che stiamo vivendo ora. Abbiamo ascoltato ogni news che arrivava da Codogno e dal Lodigiano, abbiamo subito pensato che sarebbe arrivato anche qui. E per me questa preparazione è stata un bene.
Prepararsi alle notizie per affrontare meglio la quarantena
Sapevo che sarebbe stata l’ultima lezione di danza, anche se tutti continuavano a sorridere, a baciarsi, a non capire e fingere di non vedere, a dire “Tanto se una cosa deve prendere te, non ci puoi fare niente”. L’ho portato lì in quella sua parte di quotidiano e ho sperato che si godesse anche il più piccolo errore in sala, le prove della coreografia, gli sguardi con l’insegnante, la magia che hanno sparso nell’aria mentre ballavano col sorriso.
Poi siamo tornati a casa e ho indossato le magliette che avevo comprato per l’estate, con mio marito che ridendo mi diceva che le avrei potute mettere solo a casa. Il giorno dopo è arrivato il comunicato ufficiale che ha annunciato la chiusura delle scuole fino al 3 aprile. La notizia non mi ha stupito ma averne la conferma mi ha fatto male, molto male e non perché avrei avuto Francesco e Davide a casa. Da 7 anni lavoro in smart working e la mia carriera professionale è andata sempre migliorando. Ho lavorato il giorno del parto – con un editing lampo consegnato al cliente – e mi sono sempre organizzata in base ai ritmi dei bambini. Non ho mai avuto paura di averli a casa, anche se preferisco il silenzio di una casa vuota. Non mi ha spaventato nemmeno il dover cambiare tutta la gestione famigliare, con pause diverse durante il giorno ed equilibri da incastrare. Nessuna paura nemmeno di restare a casa per molto tempo, perché amo stare in solitudine e in casa trovo mille cose da fare, leggere e scrivere prima di tutto.
Quello che mi ha terrorizzato, invece, è stata la portata della comunicazione ministeriale, l’avviso di una minaccia di larga diffusione e di difficile estirpazione.
Che succede se crollano le certezze?
Mi sono sentita protagonista di uno di quei film che non guardo per evitare gli incubi, parte di una realtà stravolta all’improvviso.
Ho sentito crollare tutte le certezze, il pensare a un domani breve da organizzare nelle piccole cose.
Ho capito che quel viaggio che stavo programmando per tornare a casa in Sardegna, non solo lo dovevo dimenticare ma chissà quando avrei potuto farlo.
Ho pensato subito alla lontananza dalla mia famiglia che non vedo da tre mesi, al fatto che loro avevano sottovalutato più di qui l’emergenza.
A Francesco ho detto che avremmo trascorso un nuovo periodo insieme e ci saremmo divertiti un sacco, perché avremmo fatto tante cose diverse, con sorprese ogni giorno. Anche se è un bambino molto sensibile e credo abbia capito che siamo in una situazione di pericolo, è felice di restare a casa perché si sente più coccolato.
In questi 14 giorni di quarantena da covid19, gioca in maniera diversa ma non abbiamo stravolto le sue abitudini e questo è uno dei motivi per cui, fingendo che fosse un qualsiasi giovedì della settimana, dopo la notizia della chiusura delle scuole, ho comprato subito un puzzle da fare insieme e un libro simpatico per Davide che piacesse anche a Francesco.
Come trascorriamo le giornate in casa
Le attività da fare in casa sono tante ma sono anche quelle che abbiamo sempre fatto in questi mesi. La lettura in diversi momenti della giornata, i giochi con il papà che è sempre tanto paziente, i giochi educativi che stimolano la mente. L’unica cosa che abbiamo aggiunto è stato l’homeschooling. Francesco sa che ogni giorno faccio una speciale magia in cui mi trasformo nella maestra Eleonora. Dopo la parola magica di rito e una giravolta per fare scena, mi trasformo nella sua nuova insegnante e con uno zaino scelto per l’occasione, il banchetto organizzato per lui nello studio della mamma e attività a sorpresa che scoprirà solo nel momento in cui suona la campanella, potrà continuare ad andare a scuola.
Va solo al secondo anno della scuola per l’infanzia, perché ha 4 anni e mezzo, quindi non ci hanno assegnato compiti da fare a casa ma voglio regalargli lo stesso questo momento, per trasmettergli entusiasmo e felicità e mi sono accorta che da quando facciamo la scuola a casa è ancora più sereno di prima.
Finora in 14 giorni di quarantena da covid19 non ci sono stati capricci, prese di posizioni o comportamenti malsani da parte sua. Sta vivendo tutto molto serenamente e questa è la cosa più importante. Che poi io sia spenta dentro, vuota e delusa e triste come non mai, per ora non conta. Avrò tanto tempo per capire come diventare una nuova me.
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