Da sabato le parole sono pesanti, scrivere lo è ancor di più.
Anche se le parole sono da sempre la mia vita ed è difficile che io non le avvicini tra loro in monologhi e testi, in questi giorni il tempo si è fermato.
È come se si fosse avvicinato a me e mi avesse chiesto di stare un po’ silenzio. Quasi pronta a pubblicare una foto di me e Francesco insieme, dopo una bella serata a tre, ho chiamato mia madre per la solita chiacchierata della giornata. La sua voce era strana, spenta. Ho avvertito subito tensione e il suo “non ti spaventare” mi ha dato la conferma che fosse successo qualcosa di grave.
Non mi riguarda personalmente ma il mio paese da sabato è in lutto, perché è morto un ragazzo che conoscevo bene, sposato con un’amica di mia sorella. Aveva 37 anni, stava ritornando a casa dalla moglie, con cui era sposato da un anno e mezzo, e da suo figlio piccolo, di nemmeno due anni. Un incidente stradale senza colpa.
Una vita persa in un soffio, senza un ciao, un bacio, una possibilità.
Dal momento in cui ho saputo di questa scomparsa così straziante, mi sono fermata. Ho pensato meno, lavorato male, giocato poco.
Corpo e mente non ne vogliono sapere di sorrisi, pensieri positivi, acquisti di natale, foto felici. Da sabato il mio è il cuore di una mamma che sta soffrendo anche se questa disgrazia non è capitata a lei.
È un cuore che ha paura di parlare, è triste, molto triste.
Perché anche se questa disgrazia non è capitata a me, sono una mamma anche io e so quanto è importante mio marito per Francesco, quanto la famiglia si regga perché due genitori insieme costruiscono giorno dopo giorno un cammino speciale per il loro bambino. E purtroppo da sabato, questo piccolo di nemmeno due anni, chiamerà il padre al vento, tra voci che non arrivano, o arrivano ma non si sentono, e speranze “tradite” che toccano terra e si fanno male.
È un dolore lancinante che trafigge e non lascia spazio a nessun respiro. Resta fisso sul petto e tenta di sorridere agli scherzi di Francesco, alle sue monellerie. È il dolore di una mamma che sa che se il figlio perde il papà, lei è impotente. Può farsi forza e vivere per due, nascondere lacrime e tristezza, ma non potrà mai sostituirsi o cancellare la mancanza.
È il dolore di una mamma ma anche di una donna. Perché io quella ragazza che ha perso un marito dopo solo un anno e mezzo di matrimonio la conoscevo bene. Era felice, serena, aveva gli occhi luminosi di amore. Aveva iniziato a costruire la sua nuova vita di madre e donna insieme. Era spensierata e se aveva qualche cruccio era come quello che abbiamo tutti. Si lamentava se il figlio non ascoltava e la faceva disperare. Se giocava a orari assurdi, piangeva più del dovuto, non dormiva la notte o stancava dopo una giornata di lavoro.
Oggi la sua vita è spezzata in due. Con un dolore che non può tirare fuori perché deve proteggere il figlio, un dolore prima di mamma e poi di donna o forse il contrario; non fa poi molta differenza.
In questi giorni ho solo parole pesanti perché questa disgrazia poteva capitare a chiunque, anche a me.
E allora dopo tanta tristezza, l’unica cosa che posso fare è scrivere e ricordare. Ricordare il sorriso del mio Fra quando mi guarda, la gioia che ha dato alle nostre vite e tutto quello che rappresenta per me e la mia famiglia. Ricordare ogni cosa e poi continuare a vivere a mille, per non sprecare nemmeno un attimo di questa folle vita, che può metterci a dura prova senza dare il tempo di prepararci al botto.
E come leggo in Andanza, il libro che mi fa compagnia oggi:
“Scrivevo per poter dire che stavo prestando davvero attenzione. […] Con il diario mi difendevo dalla paura di svegliarmi alla fine della vita accorgendomi che mi era sfuggita.”
Sarah Manguso
Non voglio che sfugga questa vita, ne scrivo perché qualunque cosa succeda resteranno queste parole di me, di noi.
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