Un mese fa ho tolto il pannolino a Francesco ed è stato complicatissimo. Uso un superlativo assoluto perché vorrei che rendesse l’idea del mio stato d’animo. Ho alternato momenti di estremo entusiasmo a attimi di confusione e smarrimento. Prima la luce e poi il buio completo, un giorno energia a mille e ottimismo, il giorno dopo senso di sconfitta e un “chi me l’ha fatto fare” stretto tra i denti.
Se lo spannolinamento arricchisce madre e figlio
A un mese dallo spannolinamento mi rendo conto di quanto questo cammino abbia cambiato la nostra vita. A prescindere dalla difficoltà di imparare a fare la pipì nel water, dai capricci e da quel senso di ribellione che contraddistingue Francesco dalla nascita, siamo cambiati tutti come famiglia.
Abbiamo iniziato a controllare l’orologio nei diversi momenti della giornata, a vivere in funzione di pipì e cacca, abbiamo iniziare a uscire a orari prestabiliti, a osservare nostro figlio, a osservarci noi.
Oggi siamo tutti e tre più attenti e sì, guardarci occhi a occhi è una nuova esperienza. Lo dico perché noi mamme siamo abituate a vivere con i nostri figli in simbiosi ma molto spesso lo facciamo per routine, quasi di sfuggita. Coccoliamo i nostri figli, li riempiamo di baci, giochiamo con loro senza stancarci. Ci occupiamo dell’educazione e di renderli migliori, li facciamo mangiare e dormire ma non li osserviamo mai totalmente fino a quando non è arrivato il momento di togliere il pannolino.
In quel preciso istante siamo obbligate a captare i loro sguardi, a riconoscere un viso più rosso o che si sforza se ha necessità di andare in bagno. Iniziamo a scrutare segnali a cui prima non avremmo dato peso, gesti e movimenti delle mani a cui non davamo la giusta attenzione.
Diciamolo senza vergogna: comunichiamo di più o almeno questo è quello che è successo a me.
Conoscerci di più, conoscersi meglio
Lo dico senza pudore anche col rischio di essere fraintesa ma la verità è che da quando ho deciso di togliere il pannolino, Francesco lo conosco meglio.
Eppure sono una comunicatrice nata e di questa mia capacità ne ho fatto il mio lavoro.
Eppure sono una madre chioccia e apprensiva, di quelle mamme che quando suo figlio cade corrono ad abbracciarlo anche se sanno che è sbagliato.
Bacio Francesco settordicimila volte al giorno e lui fa lo stesso.
Parliamo in continuazione, ci raccontiamo storie, ridiamo a crepapelle.
Ma dopo questo mese di spannolinamento mi sembra di essere entrata dentro di lui, in quella sfera riservata della vita che col tempo diventerà solo sua.
E allora togliere il pannolino a 2 anni non significa metterci più o meno tempo, fare una competizione tra mamme o non riuscire nell’impresa. Equivale a scoprirsi come mamma, a guardare con meno cecità, vedere tutti i riflessi, gli sguardi, gli attimi incompresi.
Significa fermarsi a riflettere, imparare a cambiare come persona, rispettare i tempi di un figlio che sta cercando come te di diventare più grande.
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