Ho sempre amato musica e stelle filanti insieme e ho mille ricordi di carnevale da raccontare a mio figlio.
Io bambina che festeggiavo con le amiche del cuore alle elementari, io che sfilavo ogni anno in un carro allegorico diverso e vestivo i panni di tanti sogni.
Per me carnevale era essere ballerina, fiore tra i campi, indianina o ragazza pon pon. Non sono mai stata principessa né pagliaccio, ma sono stata tantissimi personaggi particolari che mi hanno sempre fatto amare questa festa così spensierata.
Ricordi di bambina in maschera …
Uno dei ricordi più belli del mio carnevale da bambina risale a un anno da piccola ero pronta alle danze in maschera, ma avevo la varicella. Io e mio fratello più grande ce l’eravamo contagiata e non potevamo uscire né per le feste scolastiche né per vedere la famosa sfilata di Tempio Pausania, il mio paese di origine. Quell’anno il nostro carnevale di bambini era rovinato.
Ricordo ancora la tristezza e la richiesta fatta a mia madre di poter festeggiare a casa. Quell’anno abbiamo riempito la casa di coriandoli. Io vestita da ballerina libravo per tutta la zona giorno con buste colorate da spargere in ogni angolo; mio fratello vestito da cowboy sparava a tutti i sopramobili nemici.
Mia mamma ci aveva messo la musica di carnevale nello stereo. Era posizionata sotto la televisione, meta preferita per cantare e ballare ogni giorno tutte le canzoni di Raffaella Carrà. Sentivamo la festa dei carri e della sfilata, ma non piangevamo né avevamo voglia di viverla. Il nostro carnevale era in casa ed era bellissimo perché speciale. Non contava il prurito della varicella o l’invidia per tutto il contesto.
Passato e presente: una tradizione da tramandare
Oggi se penso a questa magica festa che ho sempre amato così tanto, questo è uno dei più bei ricordi di carnevale. Di innocenza e spontaneità, ma anche di amore di mamma, una mamma che per accontentare i suoi figli malati ha sacrificato l’ordine della sua casa per renderli felici.
Anche se Francesco ancora è troppo piccolo per capire, mi piacerebbe un sacco che crescesse con l’anima del carnevale del mio paese, in cui dall’estate si inizia a pensare a progetti, vestiti e carri per la festa più bella e sentita dell’anno. Mi piacerebbe da morire che scegliesse i vestiti per ogni giornata e occasione, che conoscesse l’emozione di salire su un carro e “fare il giro di sfilata”. Vorrei che avesse l’ansia per l’occasione e che dimenticasse ogni suo pensiero per divertirsi a suon di musica e coriandoli.
So che raccontarglielo non sarebbe lo stesso, che non potrebbe mai capire la gioia che si prova e il divertimento di quelle giornate così movimentate in cui ci si dimentica anche di mangiare.
Ora che vivo lontana, e che per il secondo anno di fila ho promesso a me stessa di tornare per il carnevale ma poi non sono riuscita a farlo, non faccio altro che pensare al mio carnevale. A pochi giorni dalla sfilata di giovedì grasso sento la musica che mi arriva dalla mia isola. È lontana e la percepisco appena, ma non se ne va anche con la distanza. Mi chiama in attesa di un cenno, mi chiede perché io e Francesco non ci siamo. Perché non ci siamo mascherati con il nostro vestito migliore. Perché non abbiamo mantenuto la promessa di tornare per cospargerci di coriandoli. Inutile dirgli che sono comunque lì che sfilo insieme a tutti, con al mio fianco il mio corsaro nero che guarda ammirato e felice.
Canticchio parole che non dimentico e con la voce molto leggera prometto per la terza volta che il prossimo anno ci sarò, che Francesco DEVE vivere quella meraviglia. Per avere anche lui i suoi ricordi di carnevale.
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Anche io ho degli splendidi ricordi del carnevale! Qui al paese è molto sentito e sono felice perché spero che anche mio figlio possa avere gli stessi bei ricordi miei!